Il social eating è il pranzo comune, uno strumento chiave per il team building, che anche in Italia sta diventando una vera e propria tendenza.
Il cibo, oltre ad essere la nostra fonte primaria di energia, è anche un collante sociale naturale.
E’ uno tra gli strumenti di team building più efficaci perchè è un’attività molto più intima di tante altre esperienze. E questa intimità si traduce nell’efficacia del lavoro di squadra.
La condivisione dei pasti favorisce la tendenza alla collaborazione, promuovendo proprio per questo l’armonia del team.
Mangiare insieme è un modo per conoscere meglio gli altri e rafforzare le relazioni tra i membri di un gruppo.
Momenti conviviali, momenti di team building!
Anche una squadra sportiva ha i suoi momenti conviviali e non condividere il momento del pasto è un segnale di qualcosa di più profondo che non funziona all’interno di un gruppo. Così chi mangia solo è meno efficiente.
Sempre più persone pranzano in azienda e ormai è assodato che il pasto è un elemento chiave di socializzazione.
I dati dimostrano che il social eating porta anche benefici economici e i datori di lavoro dovrebbero incoraggiare i pranzi comuni. Il social eating aumenta la collaborazione tra i dipendenti e la performance aziendale.
L’antico leitmotiv del “tarallucci e vino” potrebbe quindi cambiare completamente significato, arrivando ad indicare uno strumento efficace per migliorare l’andamento aziendale.
In Italia la tendenza viene accolta a braccia aperte. Fino a poco tempo fa il bar di Google per i dipendenti sembrava un benefit inarrivabile. Hai presente la palestra aziendale e la zona relax? Ecco, oggi anche le piccole e medie aziende puntano su questi servizi e improvvisamente non sono più solo le grandi aziende a puntare sul food.
A Milano sempre più co-working offrono, accanto agli uffici e alle sale in cui affittare scrivanie, anche un bar o un ristorante, alternativa conviviale alle più tradizionali sale riunioni.
Come il car sharing e i modelli di ospitalità alla Airbnb, anche il social eating è figlio della sharing economy.
Ad ogni modo, da sempre i pasti hanno una dimensione e una componente di convivialità non indifferente e questo risale a prima ancora che gli ambienti digitali sdoganassero l’idea della condivisione e ne facessero un modello economico.
Social eating: perché piace!
Chi fa social eating, del resto, non è tanto alla ricerca dell’esperienza culinaria perfetta, quanto di compagnia, amicizie, nuove possibili cerchie in cui inserirsi.
Non a caso il social eating è un fenomeno da città e più queste sono grandi e più è facile essere soli e sentire il bisogno di fare nuove amicizie, conoscere nuove persone, meglio se davanti a un buon piatto e a un buon bicchiere di vino.
In qualche caso, le cene tra sconosciuti che hanno prenotato un posto alla tavola di un host altrettanto sconosciuto sono persino un ottimo modo per fare networking professionale o una buona alternativa all’online dating.
La popolarità guadagnata dal social eating, del resto, ha fatto nascere in questi anni fenomeni paralleli: dalle cene tematiche ai veri e propri eventi in cui alla parte culinaria si associa quella d’intrattenimento.
Udite udite…
Non stupisce che il social eating sia un fenomeno tipicamente da Millennial: più delle altre generazioni, infatti, i 20-30enni di oggi sono alla ricerca di esperienze nuove e disposti a pagare di più per un prodotto o servizio che abbia per loro un valore simbolico, prima e oltre che meramente pratico.
Vanessa Villa